lunedì 14 gennaio 2013

كعك بعجوة Ka’ek bi ‘ajweh


Oggi e per il secondo giorno presentiamo il Ka’ek bi ‘ajweh 

Questa ricetta la facciamo di solito a Pasqua per i cristiani e a Ramadan per i musulmani ma da un po’ di tempo non ci sono quasi più ricette particolari per ogni occasione (grazie a facebook che non lascia spazio per le occasioni speciali…) così e non so se va bene ci troviamo travolti da un mare di informazioni su cibo ed altro che ci legano alla sedia per curiosare e guardare il mondo attraverso uno schermo, la stessa cosa dicasi delle stagioni e la frutta e verdura legate ad esse: troviamo zucchine pomodori fagiolini ecc ecc . tutto l’anno e non c’importa più da dove viene, potrebbe venire dall’ estero dove non ci sono leggi in merito ai concimi o in merito agli antiparassitari ecc. e questo spesso non ci procura nemmeno la voglia di valutare se è meglio consumare i vegetali di stagione con sicurezza alimentare o buttarci per avere tutte le voglie e andare contro la natura e la stagione del luogo in cui viviamo.


La stessa cosa accade per i dolci, troviamo panettoni anche fuori dalle feste ed io li ho trovati nel punto più basso del mondo “a Jerico” con costi abbordabili, a pensare che ero partita con due pandori per Gerusalemme e lì oltre a Jerico li ho trovati a 10 euro l’uno.

Quando arrivavo a casa nel passato, mia madre era fiera di mangiare una cosa italiana o di vestire un abbigliamento di marca italiana ma quando girando per le città ho visto un mercato pieno di prodotti cinesi e turchi spesso a minor costo, sono rimasta a bocca aperta ma come posso convincere mia madre che anche in Italia la società sta cambiando e chi vuole vestiti italiani deve spendere un bel po’ di più e per chi viaggia molto come me non può affrontare un budget alto.

Torniamo al Ka’ek che è meglio ed io l’ho fatto a Natale infrangendo i miei principe rispetto alla tradizione senza escludere i panettoni ed i pandori che adoro.

Mi sono messa a snocciolare i datteri che avevo portato con me da Jerico. Il dattero è l’ingrediente principale di questo dolce e quando questo dattero arriva dalle palme di mio fratello a Jerico acquisisce un sapore ancora più speciale. Non posso non pensare ai palmeti sradicati o sequestrati o rubati dai coloni e distrutti dall’ esercito oltre alla distruzione dei canali d’acqua o la deviazione di essi per fare spazio alle case e piantagioni israeliane. La palma inizia a dare frutti dopo 10 anni e va irrigata col metodo a goccia continua. Mi piange il cuore quando vedo seccare alberi centenari per la mancanza d’acqua o per il perfido dispetto per possedere le cose d’altri.

Il dattero è il più completo come alimento, ricco di minerali e vitamine e carboidrati e con un pezzo di pane può sostituire un pasto. Con i datteri si possono fare tante altre ricette es. marmellata, melassa, torte con aggiunta di noci pistacchi e mandorle ecc ecc.

Noi oggi facciamo le ciambelle ka’ek con semolino datteri e burro lievito di birra ed una piccola presina di MAHLAB (un piccolo nocciolo di un tipo particolare di ciliegio della Siria).
Amalgamo tutti gli ingredienti e li lascio a riposare per qualche ora e mi giro a lavorare i datteri con le mani per ridurli a una pasta liscia, aggiungo l’acqua di rose cannella e semi di anice o anche polvere, faccio dei rotoli sottili e li lascio finché la pasta sarà pronta.
 
Lavoro di nuovo il semolino ed aggiungo un po’ di acqua per ottenere una pasta friabile e non dura, prendo piccole quantità e la lavoro con le mani, la stendo come vedete nella foto e metto dentro il rotolo di ‘ajweh e chiude con delicatezza e con l’aiuto di una pinza dentata speciale faccio sopra dei pizzichi giusto per avere una faccia bella, (a proposito del pensiero di mia madre) li metto allineati nel vassoio grande (a proposito ho un forno extra large, ma mai come quello nero del forno di Gerusalemme) e inforno a 200 gradi per quasi 10 minuti.

Nota bene che dentro il dolce non mettiamo né zucchero né uova. 
         
Si possono mangiare con una spolveratina di zucchero al velo accompagnato da una tazza di tè o di caffe rigorosamente arabo


Buon Appetito.

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