lunedì 2 marzo 2015

Incontro con Sr Antonella

Padova 18 febbraio 

Oggi sabato 13 febbraio incontro piacevole con Sr Antonella , Don Renato e Simone a casa mia alle ore 15.00 . 
Qualche giorno fa mi chiama Sr Antonella e mi chiede se potevo esserle d’aiuto per preparare una cena tipica palestinese, ma io con i problemi che ho di deambulazione e di respiro corto che mi assilla dall'ultima broncopolmonite, decidiamo di vederci a casa mia e di darle alcune ricette pratiche e facili da preparare e non pensavo mai che quell'incontro sarebbe avvenuto ed anche trasformato in una lezione vera e propria, avevo dato per scontato che non sarebbe arrivata in quanto abita a Mestre ed anche perché scoraggiata dal mio rifiuto iniziale. Invece mi sono sbagliata ed eccola che arriva.
Alle 15.00 insieme a Don Renato Parroco del Lido (VE)  e del giovane Simone carichi di voglia di fare e di imparare per capire come si fanno alcuni cibi che avevano  assaggiato in Palestina durante il pellegrinaggio effettuato qualche tempo fa.

Certo che mi devo ricredere che la “nostra cucina palestinese attira” Non pensavo mai di trovare davanti a me tre persone determinate a imparare, cosa che mi ha stupito e per fortuna  avevo fatto la spesa  giusta e preparato alcune cose che si devono avere pronte in anticipo tipo la pasta per il pane (lievitata) e le lenticchie già cotte e pronte per il piatto più delizioso e più povero ma nutriente e completo che  mia madre preparava al venerdì  e in quaresima (considerato dell’astinenza per i cristiani) forse anche perché eravamo poveri.

Mujaddarah مجدره , forse qualcuno dirà che insisto su questo piatto come si fa non amare le lenticchie piccole che insieme alburgulo al riso oltre alla cipolla aglio e cumino formano “una nozze”.

Il pane fatto in casa  خبز التنور : quello tirato sottile e cotto sulla piastra antiaderente.

Il kebab o shawerma شاورما:La mia idea del kebab è molto rigida perché  non sono mai riuscita a mangiare il kebab pronto qui in Italia forse perché non viene più preparato come una volta, (per fortuna in Palestina viene ancora preparato alla maniera tradizionale)e così mi sono impegnata a prepararlo da sola e come  “piatto palestinese”e sono disponibile ad insegnarlo e consigliarlo agli amici che desiderano un cibo buono sano e bello da vedere. Lo considero il primo piatto da prima lezione da insegnare. 

Le 7 spezie e lo yogurt e l’olio d’oliva mescolati con sapiente cura e dedizione non possono mancare alla marinata della carne sottilmente tagliata. La carne (vitello o pollo o montone) tagliata con cura e sgrassata è molto importante per chi deve stare a dieta, ricordando che l’uso corretto delle spezie  non fa che stare bene in salute .
Il “HUMMOS”il RE صحن الحمص delle salse da antipasto, per me è diventato un abitudine molto piacevole che lascia esterrefatto chi osserva e impara correttamente tutti gli ingredienti che non sono mai improvvisati .

TABBULEH” (è al femminileتبوله)  è un piatto che preparo spesso d’estate ma dimostrarlo ai miei ospiti è una priorità assoluta perché tante persone usano ingredienti diversi da quelli richiesti, spesso usano il couscous  magrebino che boicotto assolutamente e boicotto anche chi aggiunge carote e mais, i soli ingredienti giusti sono solo tanto prezzemolo poco pomodoro fresco e duro e un po’di cetrioli sgocciolati dall'acqua e solo d’estate, da non dimenticare il mazzetto di menta fresca.

Alla preparazione hanno partecipato tutti e tre ed alla fine assaggiato, mangiato piaciuto e portato via .

BUON APPETITO SR ANTONELLA DON RENATO E SIMONE.Alla prossima volta.
Si accettano iscrizioni per lezioni di cucina palestinese a casa mia. SCRIVETEMI.

martedì 17 febbraio 2015

A TAVOLA COL MONDO - Incontri di cucina e cultura



Giovedì 26 febbraio 2015 dalle ore 19.45

MILLE ANNI DI CULTURA CULINARIA PALESTINESE con Bassima Awad
“Raccontare il cibo della mia terra mi ha sempre affascinata e indotta a manifestare come la “resistenza del cibo” o il “cibo della resistenza” possono dimostrare che il nostro popolo palestinese vanta una storia culinaria millenaria. Il mio impegno è sempre stato di portare avanti un progetto preciso che risalta il lavoro delle donne in tutte le sue sfaccettature ed in particolare “la cucina”. (…)


Preparemo e assaggeremo: –
- Kebab e le sue spezie con Pane steso sulla piastra, salsa e insalata.
- Kebbeh vegetariana con frumento spezzato fino, accompagnata con yogurt alla menta.
- Tabbuleh (quella vera, femminile!) con frumento spezzato fino.
- Dolce di datteri, noci e spezie.

lunedì 26 gennaio 2015

Assaggi e degustazione di Cultura Mediterranea

Il 14 novembre 2014 toccava alla Palestina sfoggiare le spezie ed alcuni manicaretti di cucina palestinese .

Ero stata contattata dalla Presidente del gruppo “donne della Banca del Tempo” di Piove di Sacco, avevo come al solito accettato l’invito a testimoniare attraverso il “cibo” in quanto sono convinta che l’identità di un popolo è rappresentata anche dal suo gusto e dai suoi abitudini alimentari. Non potevo non accettare di partecipare a questo “corso” presentando alcune portate tipiche di cibo da “strada” del mio paese. Anna Paola mi informava che ci sarebbero state una trentina di donne interessate a conoscere da vicino alcuni elementi della cultura del cibo palestinese. Al corso sono state chiamate altre due donne dell’area del Mediterraneo (Marocco e Tunisi)per rappresentare il loro cibo. 

Raccontare il cibo della mia terra mi ha sempre affascinata e indotta a manifestare come la “resistenza del cibo” o il “cibo della resistenza” possono dimostrare che il nostro popolo palestinese vanta una storia culinaria millenaria. Il mio impegno è sempre stato di portare avanti un progetto preciso che risalta il lavoro delle donne in tutte le sue sfaccettature ed in particolare “la cucina”.

Da diversi anni lavorato con le donne palestinesi in Palestina ed anche a distanza organizzando cene e aperitivi e buffets attraverso l’appoggio di diverse associazioni ed amici in diverse città del Veneto contribuendo così al sostentamento di un gruppo di donne e bambini del villaggio di “Artas” .                          Fatta questa premessa potrei spiegare che la serata è andata benissimo in quanto tutte le donne presenti erano desiderose di vedere e commentare e chiedere sul come e perché certi cibi e certe spezie messi insieme possano risultare gradevoli nel gusto e nell'aspetto. Ho raccontato l’importanza delle spezie specialmente quelle più usate : cannella cardamomo zenzero curcuma pepe nero cumino coriandolo nigella sesamo e sommacco che se misurate e mescolate possono dare un sapore speciale alle carni e verdure dando il “marchio”che identifica e distingue alcuni da altri. Il pane tirato a mano e cucinato su una piastra e così pure la carne cucinata velocemente su una padella antiaderente oltre alle insalate di verdure fresche da accompagnare come farcitura al panino. 

Tante domande e tante risposte e tanti sorrisi e ringraziamenti reciproci per aver conosciuto il loro interesse insieme alla mia disponibilità ad insegnare loro altri modi di altri mondi così distanti così vicini . Tante piadine sono state farcite e mangiate nel nome dell’interscambio culturale battendo il pregiudizio che spesso ci rende diffidenti gli uni dagli altri. 

Viver sotto lo stesso cielo vuol dire essere potenziali amici, mangiare lo stesso cibo e respirare la stessa aria.
Grazie Mariapaola per aver creato le condizioni. 

Bassima e Fatima






venerdì 19 dicembre 2014

Ultimo incontro del 26 novembre con gli studenti nella scuola alberghiera di Dolo


Ecco allora com'era andato il nostro ultimo incontro del 26 novembre con gli studenti nella scuola alberghiera di Dolo:

Arrivo alle ore 9.00 del mattino e vado direttamente in cucina dove trovo ad attendermi lo CHEF insieme ad una decina di studenti, mi sono confrontata subito con lo Chef ed ho trovato pronta la spesa che la scuola poteva provvedere: Riso lenticchie cipolle pasta/pane, tiro fuori la spesa che ho provveduto a comperare io: 
burgul (frumento spezzato) tahina e labaneh (crema di yogurt) oltre alle spezie e la pianta di menta. 

Le lenticchie erano già cotte e così pure i ceci, anche la pasta/pane l’aveva già preparata lo Chef ed era pronta per essere stesa a piadina per cucinarla sull'antiaderente, cosa che avevano provveduto i ragazzi. Altra pasta era preparata per le focacce al sesamo ed alla nigella.

Ho chiesto ai ragazzi di tagliare le cipolle a julienne per farle glassare in padella prima di metterle insieme alle lenticchie per la “mujaddara” e per il riso e ceci “qidreh” per fare il pranzo.

Il Prof delle bevande ha preso le indicazioni per preparare “sharab al laimun u na’na’” la bevanda con la menta fresca e limoni e si è arrangiato con altri studenti in un’altra sala. Ha preparato anche due bricchi di thè alla menta con cardamomo e thè alla salvia con cannella (per restare con il tema delle spezie).

Prima di versare il cibo nei vassoi ho fatto un salto nell'auditorium dove si svolgeva il convegno per salutare
e ringraziare gli organizzatori e gli ospiti e quando entro in sala sento un saluto con ovazione e affetto da parte degli studenti che già mi conoscevano. Mi presento e ringrazio gli organizzatori ed i docenti che mi hanno invitata. Non potendo fermarmi fino alla fine torno di corsa in cucina per versare il cibo nei “vassoi tipici” portati da casa oltre alla tovaglia/kefia tipica, che il prof di sala ha steso in maniera elegante (certo che curano anche l’aspetto), il hummos è stato in parte spalmato dai ragazzi sulle fettine di pane e così pure il labaneh per facilitare la consumazione. 

Quel giorno tutti i ragazzi si sono impegnati perché riesca bene i loro lavoro di futuri CHEF sia in cucina che al bar . Diverse tartine e dolci fatte da loro hanno completato e affiancato il nostro cibo palestinese . Non potevo che rimanere felice ed augurarmi che un nuovo incontro simile possa realizzarsi presto.

Tutti i Prof ed i Dirigenti della scuola insieme agli studenti e invitati hanno potuto assaggiare un cibo non loro ed apprezzare i sapori “dell’altro”. Hanno spezzato il pregiudizio e rotto il muro dell’indifferenza. Sono sicura che questo progetto rimarrà nelle menti degli studenti e così pure le foto ed i video girati per l’occasione oltre alle interviste.

Nell'auditorium c’erano anche due ospiti importanti dell’Africa regolarmente residenti in Italia che raccontavano le loro esperienze ma che purtroppo non sono riuscita a sentire le loro testimonianze. 

Giornate così si dovrebbero fare regolarmente per superare l’intolleranza, il pregiudizio e favorire l’integrazione, lo scambio e la relazione dei diversi “culturalmente” in quanto è solo utile e arricchente. 

Mi sento molto felice di portare un pezzo della Palestina nei luoghi lontani dove in genere non sono mai presente.

Grazie di tutto per tutti gli attori dell’evento e spero abbiano il coraggio di ripetere esperienze simili con altre realtà culturali presenti sul territorio.

Bassima



venerdì 28 novembre 2014

"A tavola dell'altro"


Incontro con gli studenti ottobre/novembre 2014

Eccoci di nuovo a scrivere sul nostro (Fatima ed io ) blog “cucina cultura” oppure “cucina della resistenza”: Incontro con gli studenti ottobre/novembre 2014.
Quando mi ha chiamato Loredana (amica di Roberta e Presidente dell’Auser di Dolo) per chiedermi se ero disponibile a incontrare gli studenti presso l’Istituto Professionale di Stato per l’Enogastronomia e l’Ospitalità Alberghiera Cesare Musatti di Dolo per un interscambio culturale contro il pregiudizio razziale e per parlare con gli studenti e presentare il cibo palestinese come cultura e storia di appartenenza ad un territorio che da sempre in conflitto, questo popolo ha sempre combattuto e resistito per non perdere la sua identità e la sua cultura come ha perso gran parte della sua terra .
Il giorno 30 ottobre ed il 5 novembre sono stati indicati dai docenti come “due appuntamenti con la Palestina” facente parte di una rassegna di cucina etnica“teorico/pratica”oltre ad un terzo incontro da preparare per il 26 novembre prossimo. Accetto l’invito e vado con i miei tipici strumenti  di resistenza pacifica per spiegare loro come vengono impiegate le spezie nella gastronomia palestinese, ritengo che le spezie sono l’anima della cucina e della gastronomia in tutto il mondo ed anche in Palestina.
Una ventina di vasetti contenenti le varie polveri,  semi , oli profumati e colorati oltre alle piante aromatiche. Disposti su un tavolino coperto con la mia solita kefiah “bianco/nera”insieme a due focacce fatte con la pasta/pane al sesamo ed alla nigella .
Nell'aula video c’erano una quarantina di studenti oltre a qualche docente ben disposti ad ascoltare ciò che avevo da dire. Non potevo non iniziare con la mia storia personale e quella della Palestina ed il motivo che mi ha indotta ad avvicinare la cucina tipica pur sapendo che il mestiere d’infermiera professionale era ben lontano dalla cucina e dal cibo.  Raccontavo che al mio arrivo in Italia non ero minimamente interessata a cucinare perché nei miei primi 18 anni non avevo mai cucinato nemmeno un uovo.

E come mai questo risveglio? Eppure non ero convinta di questa scelta nemmeno io ma per amor di patria tutto si può e partendo dall’INIZIO mi riportai alla mia adolescenza ed iniziai a ricordare il mio rapporto conflittuale con il cibo e con la cucina e con mia madre.  Forse perché non avevamo il gas in casa? O forse perché non avevamo nemmeno l’acqua? E nemmeno la luce (ed io studiavo su una lampada a gasolio)? Forse perché mia madre era una mamma molto giovane e non mi lasciava spazio per non competere?
Non importa cosa erano le risposte che non mi sono mai data, mi bastava soltanto il mio legame spirituale con quella “terra” che,  se fossi rimasta lì forse non mi sarei mai accorta del mio talento e per questo ringrazio all'infinito l’Italia per avermi dato la libertà e l’apertura mentale e spirituale di approfondire Il mio legame con l’Italia prima e con la Palestina poi, cose che mi hanno  convinta d’iniziare un percorso quasi per gioco ma non era così, ad interessarmi del cibo e della “qualità dei prodotti”, forse avevo un debito ed un dovere che mi ha spinta a scoprire la bontà del nostro cibo palestinese.
All'epoca vivere a Gerusalemme voleva dire vivere di spiritualità, di studio, di cultura e di convivenza stretta con la famiglia e spesso perdere di vista la bellezza della natura e dei campi coltivati e fioriti dei villaggi che la circondavano e non vedere mai gli animali e gli uccelli e non avere la minima idea di come si mangia nei villaggi e nelle campagne più o meno vicine.
Come si fa a non riconoscere che l’Italia in questo e senza nessun pregiudizio ne discriminazione mi ha insegnato e guidato nelle scelte da raggiungere che oltre allo studio della lingua e delle tradizioni e abitudini sono riuscita anche a cercare la mia vera identità e rafforzare e riportare in superficie i miei desideri ed i miei sentimenti .
Ho iniziato a cucinare piatti italiani insieme a quelli palestinesi perché non sapevo se a mio marito sarebbe piaciuto il “mio cibo” che oltretutto non sapevo fare bene, ho tanto sbagliato e bruciato pietanze delle due cucine italiana e palestinese ma la mia tenacia e perseveranza come in tutte le cose che faccio alla fine si è realizzato il mio grande sogno di “prestarmi  alla cucina palestinese attraverso una finestra  italiana”
Le mie condizioni economiche sono migliorate e la prima cosa che ho fatto è comperare un pezzo di terra che in Palestina non avevo mai sognato ed ho coltivato alcuni ortaggi ,ho costruito un forno a legna per riprendermi il passato che non avevo, ho imparato a fare il pane “arabo” in casa ho cercato i cibi che non mi piaceva da piccola e li ho amati e perfezionati più degli altri, ho piantato alcuni alberi che non avevo mai visto prima scegliendo quelli a rischio estinzione a causa del continuo sradicamento da parte dell’esercito israeliano come forma di attacco e conquista e occupazione delle terre  palestinesi, ecco che ho piantato l’azzeruolo, il giuggiolo, il fico il melograno le viti ed il sommacco ecc e non per ultimo L’OLIVO (vittima dei coloni israeliani) albero sacro e millenario che si identifica con le grandi famiglie rurali dedite da centinaia di anni alla sua coltivazione ed all’uso e vendita dei suoi numerosi  consumi che vanno dal legno all'olio alle olive e per ultimo al famoso sapone di Nablus. Un milione di alberi d’olivo sono stati fin’ora bruciati o sradicati dai coloni come forma di vendetta verso un popolo intero.

Non potevano mancare anche le erbe aromatiche come la “nigella la salvia e la menta e l’origano”.

Con tutto questo laborioso e faticoso lavoro ho cominciato a capire la lotta e la resistenza giornaliera del grande popolo palestinese contro l’occupazione sionista che dura da quasi 70 anni. Ho puntato molto sulla resistenza delle donne a conservare la tradizione del cibo nonostante l’introduzione del fast-food da parte delle multinazionali che con un astuzia approfittando della debolezza storica di una nazione che stava andando a rotoli, hanno inserito gli hamburger e gli hot dog per sostituire il nostro cibo millenario. Con tanta passione ho sempre cercato dei siti e links arabi sul cibo e sulla storia dei piatti tipici palestinesi e mi sono arricchita di nozioni che spesso ho confrontato con links italiani per capire le differenze e le similitudini onde evitare ogni discriminazione e pregiudizio.

Con piacere ho raccontato agli studenti che era molto importante non abusare ma usare con cautela e parsimonia le spezie in cucina , e dato che la Palestina è un paese del Mediterraneo , non sarebbe difficile spiegare loro che le due cucine “italiana e palestinese” possono essere simili ma con procedure diverse.
Le due ore sono passate in fretta  e non poteva mancare la curiosità degli studenti nell'avvicinare una storia di gastronomia non tanto lontana dalla loro ma privilegiava l’uso abituale delle più importanti spezie tipo la cannella la curcuma il comino la noce moscata il cardamomo ecc. loro non esitavano a toccare  ed annusare  e assaggiare stupefatti le varie spezie.

Il secondo incontro era più impegnativo perché dovevo andare in cucina insieme a tanti ragazzi ed al loro  CHEF , ero un po’ emozionata ma felice d’essere lì per insegnare loro 2/3 piatti semplici e per restare nel tema delle spezie ho scelto due menù contenenti le 7 famose spezie usate più o meno in quasi tutto il MO ma con modalità diverse..

Dopo una breve intervista fattami da parte di due studenti sono entrata in cucina accompagnata da due docenti, ho indossato un camice bianco (con  sotto un mio grembiule abituale fatto con stoffa di kefiah) e in mano il mio solito canovaccio anch'esso dello stesso materiale per asciugarmi gli eventuali sudori.

Il menù era semplice : KEBAB (fatto in casa), PANE tipo piadina (anch'esso fatto in casa) e un piatto di HUMMOS  tipico (fatto in casa). Tutto fatto e consumato in casa anche se considerato “cibo di strada”.

Il KEBAB in questione si chiamerebbe Shawerma ed è fatto inizialmente con la carne di montone o di vitello ed è di origine turca conosciuta fin dai tempi dell’Impero Ottomano mentre quella (Shawerma)  di pollo è di origine Siriana, sono loro che hanno per primi adottato l’uso dello spiedo di metallo e la sua cottura sul carbone.  ma per semplificare la richiesta dei clienti viene chiamato kebab come per la carne macinata e speziata ed infilata anch'essa su uno spiedino.


E’ stato molto interessante mostrare loro la marinatura della carne (usando il pollo) con lo yogurt e le varie spezie necessarie per il kebab: zenzero noce moscata pepe nero cumino curcuma cardamomo cannella oltre allo yogurt olio d’oliva aglio e limone.

La pasta per il pane era già preparata dallo chef, ma io con alcuni studenti l’abbiamo stesa sottile con il mattarello e cucinata sulle piastre antiaderenti , sono stati molto collaborativi ed interessati , mi ha stupito la loro educazione e rispetto oltre all'interesse mostratomi.Dopo aver cucinato una decina di piadine le abbiamo messe in un canovaccio per tenerle morbide al caldo.

Per il HUMMOS (crema di ceci condita con crema di sesamo) avevo incaricato 3 ragazzi a prepararlo.

Per ultimo siamo arrivati alla cottura della carne di pollo già marinata, l’abbiamo versata con il liquido di marinatura in due grandi padelle preriscaldate e con l’aiuto dei ragazzi l’abbiamo rigirata energicamente per farla asciugare in fretta. Una volta asciugata ero sicura che era già cotta al punto giusto ed allora l’abbiamo versata su un piatto grande ovale su un letto di cipolla bianca tagliata a julienne e spolverata con del SOMMACCO .

Anche la salsa HUMMOS è stata versata su un piatto di ceramica e decorata con alcuni ceci interi oltre alla spolverata di paprica dolce ed un filo di olio d’oliva.

Anche il PANE è stato messo su un vassoio vicino agli altri piatti e poi ci siamo dati il via alle foto ricordo e le riprese di gruppo, mi sono congedata salutando e ringraziando i docenti e lo CHEF lasciando tutti intorno ai piatti per gli assaggi.


Certo che nel mondo migliaia di persone muoiono ogni giorno per la carenza di cibo o per gli sprechi che il mondo “CIVILE” compie ogni giorno. No allo spreco no alla fame no alla morte per denutrizione e no alla povertà.Mi piace molto ricordare questo semplice proverbio  MANGIARE PER VIVERE E NON VIVERE PER MANGIARE. Ricordando sempre che “il cibo” è RELAZIONE è COMUNICAZIONE è INCONTRO è PIACERE è SICUREZZA e PACE , e chi ha una storia solida e sicura di cucina, di sicuro potrà competere ed aiutare tanti popoli a combattere contro la fame nel mondo.

“Come dice acutamente Benjamin R. Barber, ‘nessun bambino americano potrà sentirsi sicuro nel suo letto se i bambini di Karachi o Baghdad non si sentiranno sicuri nei loro. Gli europei non potranno vantarsi a lungo delle proprie libertà se i popoli di altre parti del mondo rimarranno poveri e umiliati.”.

Ed io aggiungo anche “i bambini della Palestina hanno bisogno e diritto alla sicurezza libertà e pace”.


Saluti a tutti e ci sentiamo dopo il terzo incontro/cucina/seminario di mercoledì 26 novembre e sempre nella stessa scuola.