giovedì 9 maggio 2013

Oggi mangiamo “Al Qidre" الكدره او قدره



Il nome di questo delizioso piatto popolare è tratto dal nome dell’utensile e cioè della pentola in coccio o in

rame nella quale viene cotto, è uno dei piatti più popolari in Palestina e viene preparato in tutte le province della Palestina ma resta sempre il piatto più tipico della città di Hebron.

Al qidre o qudar (plurale) sono delle pentole di rame fatte a mano con una base larga ed un’apertura più stretta, possono essere anche di terra cotta della stessa forma ma più o meno grandi. Sono conosciute e distinte per le diverse grandezze e capienze da poter contenere più o meno quantità di riso. Spesso queste qudar vengono ordinate o commissionate nelle grandi occasioni o eventi (belli o tristi) per supplire alle fatiche che le famiglie debbano affrontare in caso di cerimonie pre/nuziali o battesimi o anche per commemorazioni funebri o anche per suffragi in memoria di persone decedute. In quel caso si ordinano presso un forno o anche di un catering o di un ristorante che provvedono a comperare la carne e gli altri ingredienti ed essere pronti per il giorno e l’ora precisa dell’evento sia triste che allegro.


Per il pagamento del conto si calcola il numero delle pentole (dal peso preciso) e dei pezzi di carne di montone ordinati (che devono essere di 250gr al pezzo circa). Ricordo che mio fratello nell'ultimo viaggio che feci nel dicembre scorso ordinò una decina di “qudar” che contenevano 8 pezzi di carne ciascuna (procurata rigorosamente da lui) da offrire agli amici che non potevano essere presenti alla cerimonia di matrimonio del figlio in quanto abitano nei Territori Occupati e non possono venire a Gerusalemme se non con un permesso speciale. Per l’occasione incaricò un ristorante di sua fiducia a provvedere per la preparazione del piatto principale caldo oltre ai contorno e le salse giuste che accompagnano questo piatto.

I qudar commissionati nel forno vicino a casa mia.
Al qidre è un piatto tipico tra i più famosi e importanti in Palestina, è considerato un piatto antico popolare in quanto non ha subito grandi trasformazioni se non per la carne che può essere sostituita con il pollo per l’alto costo della carne del montone. I piatti tipici sono l’identità di un popolo perché ogni popolo ha i suoi segni identitaria e non possono essere sostituiti o rubati o falsificati: come del resto il vestito tradizionale e la danza popolare e la musica e così pure il cibo che noi palestinesi difendiamo con i denti perché non ci venisse sottratto come la terra l’acqua gli alberi e la casa ecc ecc.

In caso si volesse farlo in casa e cucinarlo nel forno del quartiere la massaia ha da preparare il tutto e coprire la bocca della pentola con la carta stagnola e portarla in forno, diversamente si può anche preparare a casa in qualsiasi pentola ma si consiglia quella in alluminio o antiaderente perché hanno una conduzione di calore migliore di quelle di acciaio.
Il giorno del 1° maggio ho voluto sbizzarrirmi e preparare il “qidre” a casa senza usare la classica pentola ma quella in alluminio, vedi sotto.


Queste pentole sono mie che ho portato dalla Palestina.


Ho cucinato la carne di manzo con cipolla aglio alloro cardamomo e chiodi di garofano.
A parte ho fatto saltare con olio tanta cipolla ed una scatola di ceci lessi ai quali ho aggiunta la carne già cotta e tenera . Ho aggiunto il riso che avevo messo a bagno per mezzora , ho aggiunto le spezie giuste macinate (curcuma pepe nero aglio a scaglie cardamomo chiodo di garofano e sale), ho versato il brodo della carne bollente attraverso il colino (il liquido deve essere sopra al riso di 1 cm, ho coperto la pentola e lasciato cuocere a fuoco lento per ¾ d’ora.

Quel giorno abbiamo mangiato in 4 persone servendoci da soli dal vassoio insieme a yogurt ed altre salse e olive. Abbiamo avanzato per altre 4 persone.

Pranzo speciale che sicuramente rifaremo qualora ce lo chiedano amici e parenti.

Siamo sempre pronti a soddisfare le vostre richieste nel prepararvi un piatto squisito di “qidre”.
    
Ha ragione Juliano quando diceva:

«Il nostro dovere in quanto artisti è quello di ricostruire questa distruzione. In particolare l’identità: chi siamo, perché siamo, dove stiamo andando, chi vogliamo essere».
(Juliano in un’intervista)



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