Preparare la pasta pane è sempre stato un’impresa molto impegnativa, lo si faceva solo se si aveva la voglia di farla farcire con mille cose diverse, spesso si iniziava con l’intenzione di fare una cosa e poi se avanzava un po’ di pasta si faceva del pane oppure si preparavano altri fagottini con altre verdure o carne.
Mia madre si svegliava presto (usava il lievito khamireh di una volta) e ci voleva un sacco di tempo per far lievitare la pasta (farina acqua tiepida sale e una presina di zucchero), aveva bisogno di una persona che le versasse l’acqua pian piano e vi garantisco che era più difficile versare l’acqua che impastare.
(A distanza di tanti anni ho escogitato un modo nuovo per impastare molto diverso da mia madre usando il nuovo lievito di birra istantaneo e risparmiando la persona che versa acqua, di certo a casa mia “questo servizio” nessuno me lo farebbe, metto la terrina con la farina sale lievito zucchero sul lavello in cucina ed apro il rubinetto d’acqua calda che gestisco da sola a seconda del bisogno e sempre armata di un paio di guanti usa e getta, impasto la mia palla di pasta finchè diventa liscia e morbida).
Ci vogliono due ore di lievitazione e nel frattempo lavo bene gli spinaci e li taglio fini, sbriciolo il formaggio bianco tipo feta e taglio la cipolla a julienne e mescolo tutto aggiungendo pepe sale e summacco (polvere acidula derivante da un fiore rosso amaranto che fa parte delle nostre spezie) il tutto condito con un buon olio d’oliva e limone a seconda del gusto e della quantità di fagottini.
Il bello veniva quando arrivava il momento del confezionamento degli involtini più o meno grandi e di diverse forme a seconda del gusto e della fantasia artistica della famiglia dell’etnia e della religione (tutto in Palestina richiama usi e abitudini familiari) ogni donna fa le sue preghiere perché il cibo da lei fatto non abbia il malocchio. (oh il malocchio è presente dappertutto e per questo ci vogliono sempre mille scongiuri).
Prima di dividere la pasta in porzioni che solo lei (la matrona) sapeva fare ed io non potevo per nessuna cosa al mondo aiutarla, metodo anche ora a 83 anni continua a praticare, anche adesso la devo solo aiutare senza decidere nulla perché secondo lei sono ancora quella incapace di 45 anni fa. Torno alla pasta ma come dicevo, dovevo (io o uno dei miei fratelli) provvedere ai vassoi neri del forno pubblico, sì il forno pubblico che serve tutto il quartiere, inforna oltre al pane pubblico anche i cibi per le famiglie perché a Gerusalemme “città di pietre muri chiese ma senza tanti servizi e giardini e gas città” e per non consumare in fretta la bomboletta (serve solo per cucinare i cibi di tutti i giorni) che povero asino ce la deve portare in groppa ogni qualche giorno, allora ci conveniva prendere i vassoi grandi 1m x 30 cm del forno stesso ma che dobbiamo andarli a prendere noi e sceglierli bene (senza residui di cibo precedenti) altrimenti mamma ci rimandava indietro a cambiarli (a casa naturalmente venivano lavati ed asciugati). Si ungeva il vassoio e si appoggiava sopra le tante palline di pasta calcolando lo spazio immaginario tra un involtino e l’altro.
Una volta accomodati gli involtini nel vassoio si chiamava il ragazzo del forno oppure si offriva mio padre per portarlo/li al forno raccomandando di stare attenti di non bruciarli. Un altro vassoio poteva essere di piadinette condite con carne macinata cruda con cipolla pomodori prezzemolo pepe e sale e olio.
Tornavano (i vassoi) a casa quando il ragazzo era libero (perché ora di pranzo tutte le famiglie avevano cibi da cucinare al forno, patate al forno, maccheroni al forno, ecc. ecc. ) o anche in questo caso andava il babbo a prenderli.
Tutto questo lavoro prendeva una giornata ma quando arrivava l’ora del pranzo c’era l’assalto per la bontà di questi “akras bi sabanekh”, ci si metteva a tavola e si mangiavano accompagnati da una ciotola di yogurt.
Non vi ho detto che cucinare questi vassoi costava e costa ancora un sacco di soldi ma mia madre li spendeva volentieri perché il risultato è sempre ottimo.
Ecco i miei involtini che piacciono molto ai miei amici e a tutte le persone che partecipano alle nostre cene tipiche palestinesi, sono sicura che se lo raccontassi a mia madre non ci crederebbe perché è sempre convinta che solo lei li sa fare e per me va bene la sua grinta che mi da sicurezza che lei sta ancora bene con la testa e con le mani .
volte è sufficiente ricordare i momenti belli quando si era ragazzini ed in qualche maniera si partecipava magari con gli occhi e s’immagazzinava tutte queste abitudini famigliari per poi tirarle fuori al momento giusto.
Scusate gli errori che possono essere sfuggiti, garantisco che scrivo in live come cucino.
Grazie per l’attenzioneScusate gli errori che possono essere sfuggiti, garantisco che scrivo in live come cucino.
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